Alimentazione Benessere animale

L’alimentazione del cavallo in inverno – intervista ad Eleonora Russo

Per voi ho intervistato la carissima Eleonora Russo, esperta in osteopatia e nutrizione animale, che ha dissipato alcuni vostri dubbi circa la corretta gestione alimentare del cavallo durante la stagione invernale.

Prima di partire vi voglio segnalare un’altra intervista da lei rilasciata sul blog La voce dei cavalli: la potete trovare cliccando qui.

Eleonora Russo è esperta in osteopatia e in nutrizione animale. La sua è una storia di formazione decennale, che parte nel 2011 con il corso BEDTT (biological energy diagnostic and treatment therapy) tenuto da Doris Henkel Miano. Nel 2013 partecipa al corso di formazione introduttiva al metodo TTOUCH del dottor Massimo da Re. Per 5 anni poi, dal 2013 al 2018 partecipa annualmente al corso tenuto direttamente da Linda Tellington Jones. Nel 2017 partecipa al corso di fitoterapia dell’università di Perugia tenuto dai dottori Molinari e Malgeri; nello stesso anno si laurea di produzioni animali all’Università di Perugia. Tre anni dopo conclude il suo percorso formativo in osteopatia. Partecipa ai clinic di Gerd Heushmann e Jean Luc Cornille. Nel 2020 diventa istruttrice base FISE e ATE FITETREC-ANTE. Nel 2021 inizia la sua formazione per diventare animal communicator.

Utilizzo degli integratori mineral-vitaminici nella stagione invernali: a cosa servono e cosa consigli

L’utilizzo degli integratori è molto soggettivo, dipende dalla dieta di base del cavallo. Se è alimentato a solo fieno consiglio sempre di integrare con un balancer vitaminico e/o proteico, anche a seconda dello stato del cavallo (es. animale in crescita) e della sua attività fisica – alcuni balancer, come quello della Saracen, hanno anche l’integrazione proteica.

Se il cavallo è alimentato anche a mangime, se viene rispettata la quantità consigliata, il fabbisogno è coperto e l’integrazione non è necessaria – anche se comunque dipende anche dalla qualità del mangime. Se il cavallo è in assenza di pascolo ed in crescita consiglio anche un’integrazione di vitamina E.

Quindi, come linea generale possiamo dire che

  • Cavallo al pascolo: integrazione con balancer in inverno
  • Cavallo alimentato a mangime: non è necessaria un’integrazione
  • Cavallo alimentato a solo fieno: integrazione con balancer tutto l’anno

Hai qualche consiglio per mantenere un cavallo idratato in maniera corretta?

Il cavallo è un erbivoro pascolatore nato per mangiare erba più o meno ricca e più o meno idratata, mas sicuramente con un tasso di umidità di gran lunga superiore al fieno (80-85% di acqua, rispetto al fieno che ne contiene solo il 20% o meno). La digestione del fieno richiede una mobilizzazione di acqua tramite saliva: in media, il grosso colon deve assorbire il 20-30% del peso corporeo di acqua (parliamo di 100-150 L in un cavallo di 500 kg) e l’acqua è fornita sia dalla beverata sia dalla capacità del tratto gastroenterico di riassorbire liquidi.

Partendo dalle basi, ovviamente i beverini devono sempre essere tenuti puliti, bisogna stare attenti che le tubature non si ghiaccino (così come l’acqua nei secchi, soprattutto di notte), valutare che tipo di beverino usare – quelli a pressione possono essere anche molto duri e possono scoraggiare il cavallo a bere.

Quindi, cosa possiamo fare? Innanzitutto, fornire al cavallo secchi d’acqua tiepida (in box quando possibile e dopo il lavoro), oppure fornire alimenti liquidi giornalmente, come il pastone (ne parleremo meglio dopo). Oppure, se ho del mangime formato pellet, posso pensare di bagnarlo in modo da fare una pappetta. Dobbiamo tenere conto che il pastone ha lo scopo primario di idratare e rendere più morbide le feci; in genere, d’inverno consiglio un pastone a ora di pranzo, a basso livello di amido e zuccheri e questo ogni giorno: somministrarlo 1 o 2 volte a settimana, oltre a non aver alcun senso, può portare anche a delle disbiosi a livello intestinale. Un altro consiglio per mantenere il cavallo idratato è quello di bagnare il fieno.

In questo periodo spesso si vede del fieno di pessima qualità a causa della scarsità di piogge di questo anno, hai qualche consiglio per riconoscere un buon fieno?

Ci sono diversi fattori che devo prendere in considerazione: colore, odore, morbidezza, tipologia di piante foraggere, presenza di polveri, sassi, grandezza della fibra.

Il colore deve tendere al verdino, non deve avere un odore forte o pungente; il profumo dipende dalle tipologie di foraggere. Ma la chiave sta nella valutazione della morbidezza e della grandezza della fibra, che sono i principali indicatori “visibili” di digeribilità del fieno: la fibra deve essere morbida e non particolarmente grossa – potrebbe creare anche problematiche meccaniche a livello di parete.

Per quanto riguarda il tipo di piante, possiamo avere il fieno di prato non seminato (ed è quello più povero), poi abbiamo il fieno seminato – di medica e abbiamo più tagli; quello di primo taglio avrà circa il 20% di medica che andrà benissimo per tutti i cavalli. Poi si va a valutare la morbidezza che dà indicazioni sulla digeribilità del fieno: si prende il ciuffo di fieno in mano e lo si piega. Più fa rumore e si rompe e più c’è lignina, quindi sarà meno digeribile. La presenza di foglie dipende dalla presenza di leguminose.

Ora integro spesso con il wafer, soprattutto con i costi che il fieno ha adesso, soprattutto nei cavalli scuderizzati dove le razioni sono definite dal proprietario della scuderia.

Ci sono tantissimi tipi di fieno: ci puoi spiegare qualcosa sulle differenze?

È un discorso molto ampio, cercherò di parlare un po’ dei punti principali.

La prima differenza da avere chiara è quella tra fieno monofita e quella tra fieno polifita, ovvero con una sola pianta e quello con più piante.

Poi differenziamo il fieno di sodo, ovvero fieno che proviene da un prato non seminato, e il fieno seminato.

Abbiamo anche le piante annuali e quelle poliannuali, quindi quelle che vengono raccolte e seminate una volta l’anno e quelle che perdurano per periodi più lunghi.

Quindi si dividono le due grandi famiglie del fieno: il fieno di graminacee, con una percentuale di amido maggiore e che si possono riconoscere dalla presenza della spiga; in contrapposizione abbiamo il fieno di leguminose dove abbiamo una percentuale di foglie maggiore e la presenza del fiore. La leguminosa presenza una percentuale di proteina e calcio maggiore, mentre amido e zuccheri sono minori.

A seconda delle regioni d’Italia, avremo anche fieni diversi: nella maremma laziale abbiamo per lo più fieno di trifoglio (leguminosa) con avena (fieno molto grossolano); in Umbria e Toscana va per lo più la medica.

Le piante tipiche da fieno seminato sono la coda di topo, la medica, il Lolium pratense e il Lolium italicum, festuca, bromo, il lolietto (pianta controversa perché alcuni cavalli sono sensibili, molto ricco di zuccheri, può creare anche un po’ di fecal water syndrome).

Poi possiamo avere diversi tipi di fieno, come il fieno silo: il fieno viene falciato, lasciato parzialmente seccare e raccolto con ancora una percentuale di umidità, quindi plastificato e fatto fermentare. Ha un pH acido, quindi non può essere somministrato a cavalli con problematiche gastroenteriche; è molto ricco in umidità e vitamine.

Poi abbiamo il fieno in pellet, che generalmente è un fieno di erba medica più o meno proteica; a chi lo usa raccomando sempre di fare molta attenzione in quanto è un fieno molto pressato, quindi se lo metto a mollo riacquista volume, quindi bisogna stare attenti a non creare dei blocchi esofagei. Il fieno wafer, a fibra più o meno lunga, è sempre pressato ma meno rispetto al pellet. Entrambe queste due tipologie sono molto utili per i cavalli con problematiche respiratorie o con problemi ai denti in quanto li posso mettere a mollo e sminuzzarli, anche se non diventano proprio una pappetta. Il fieno wafer può anche essere usato per cavali con problemi esofagei. Alcune tipologie di fieno wafer possono presentare un’aggiunta mineral-vitaminica e del fioccato, quindi sono un po’ più calorici e possono essere utilizzati per integrare una dieta a base di fieno povero.

Che problematiche può causare l’ingestione di erba bagnata?

Ma non succede nulla; quando parliamo di dissenteria, disbiosi, coliche… associate all’ingestione di erba, parliamo della così detta “erba stressata”, ovvero l’erba che ha subito uno stress termico durante la notte e ha accumulato fruttani, quindi il cavallo la mangia e potrebbe andare in colica o avere delle disbiosi.

I fruttani sono degli zuccheri che non vengono digeriti nell’intestino tenue (dove abbiamo le amilasi) ma nell’intestino crasso dove attivano i batteri aminolitici (come gli streptococchi). Questi zuccheri fermentano e viene prodotto acido lattico. In questo modo, si abbassa il pH dell’intestino (potenziale insorgenza di disbiosi) e questo permette alle tossine prodotte dai batteri, ammine e proteasi di essere assorbite nel circolo ematico. Questo può sfociare in coliche o laminiti.

Un cavallo che vive in paddock deve cambiare dieta d’inverno?

Se la dieta è corretta, no. Dobbiamo tenere conto che il cavallo si riscalda grazie alle fermentazioni ciecali, quindi grazie all’assunzione di fibra nella dieta. Per dire che il cavallo ha bisogno di scaldarsi, i casi sono due: cavallo anziano, magari con BCS basso, o per cali drastici della temperatura (-10°C). in questo caso è consigliato coprire il cavallo, in modo che eviti di perdere energia per scaldarsi (e quindi perdere peso). Un cavallo sano, anche di media età, con dieta corretta e fieno fisso non avrà assolutamente problemi; con il fieno razionato magari può essere consigliato auemntare la razione giornaliera. Eventualmente, si può pensare di introdurre nella dieta il pastone (e va somministrato giornalmente).

Il pastone è un alimento molto digeribile, che si idrata facilmente e quindi aiuta l’idratazione e ad ammorbidire le feci. Mi raccomando di stemperare l’acqua, che non va mai data fredda (questo vale soprattutto per cavalli con denti sensibili) ma intorno a 15°C – si è visto che è la temperatura che piace di più ai cavalli.

Consigli l’utilizzo del pastone? E se sì, quante volte a settimana?

Assolutamente lo consiglio, è un alimento composto da fibre e semi oleosi (lino, chia…), a volte qualche cereale, molto digeribile. È un alimento che va somministrato liquido o semiliquido. Lo consiglio molto in inverno da somministrare nella dieta, quindi giornalmente – non esiste somministrarlo una volta a settimana, in quanto viene a modificarsi la flora microbica dell’intestino.

Da ricordare che il pastone è sempre un alimento, non acqua di rose, infatti ci sono tipi e tipi di pastoni, anche specifici per alcune patologie o stati metabolici.

Come gestire in inverno l’alimentazione del cavallo anziano?

L’alimentazione deve essere omogena è questa è una regola aurea per qualsiasi cavallo.

Per quanto riguarda il cavallo anziano, con problematiche di peso, farà più fatica a termoregolare, quindi si può aumentare la fibra fermentescibile (polpa di barbabietola, buccette di soia, crusca di riso…); se il fieno non è particolarmente digeribile, si possono usare dei sostituiti, come il pellet o wafer per cavalli che hanno problemi di masticazione, oppure si può integrare l’erba medica che comunque è più fermentescibile (20-30% della dieta).

Hai qualche altra accortezza che si dovrebbe applicare durante la stagione invernale?

Sì, attenzione all’acqua! Cavalli anziani o con sensibilità dentale possono avere molto fastidio a bere acqua fredda, quindi attenzione a stemperarla a dovere. Si possono adottare soluzioni come mash o prodotti come il Fiberscreen della Cortal che si idratano molto bene, quindi il cavallo è stimolato a bere e, al contempo, mangia qualcosa di molto digeribile ricco in fibra e grassi.

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Ringrazio ancora tantissimo Eleonora per la sua enorme disponibilità nell’augurio di collaborare con lei in futuro!

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