Malattie infettive

Rinopolmonite equina da EHV

Quest’anno l’Italia, come altri nazioni del mondo, sono state colpite da numerosi casi di infezione da herpesvirus equino tipo 1 e tipo 4, entrambi responsabili di affezioni respiratorie, aborto tardivo e, il tipo 1, di forme neurologiche.

Eziologia

Sono virus a DNA dotati di envelope, una struttura che li rende labili nell’ambiente esterno. I ceppi di nostro interesse, EHV-1 e EHV-4, fanno parte della sottofamiglia degli alfaherpesvirus, che è caratterizzata da uno spiccato tropismo per i gangli del nervo trigemino e, in misura minore, per il tessuto linfoide e i leucociti del sangue.

Non sono virus zoonosici, ovvero non possono essere trasmessi all’uomo, mentre sono suscettibili equidi al di fuori dei cavalli (asini, muli e zebre).

Questi virus sono in grado di produrre anticorpi neutralizzanti: in parole semplici, sono virus per cui si può vaccinare, tuttavia, immunità pregresse o indotte da vaccinazione hanno generalmente una durata limitata (6-9 mesi) e quindi non sono una garanzia di protezione.

Inoltre, l’immunità umorale o anticorpale previene la forma clinica ma non l’infezione: questo significa che l’animale si può infettare e non manifestare alcun sintomo; tuttavia, in situazioni di depressione immunitaria (es. forte stress) il virus diventa in grado di sovrastare le difese dell’organismo e quindi dare infezione.

Patogenesi

Sia EHV-1 che EHV-4 determinano un’infezione per via respiratoria. Nel momento in cui il virus arriva sulla mucosa nasale va in latenza (quindi, quando l’animale si infetta, è potenzialmente infetto per tutta la vita).

Dall’epitelio respiratorio il virus infetta le cellule mononucleate (linfociti, monociti e leucociti) del sangue e da qui giungono ai linfonodi regionali.

Per quanto riguarda l’EHV-1, che è quello di nostro interesse, abbiamo due replicazioni, primaria e secondaria. Il virus si lega con un recettore specifico presente sulle cellule epiteliali delle vie respiratorie superiori e la replicazione, che è molto rapida, inizia 12 ore dopo l’infezione. La distruzione dell’epitelio del primo tratto respiratorio causa rinite con scolo nasale sieroso.

Negli adulti, l’infezione ha carattere autolimitante e, in breve tempo, la sintomatologia scompare. Nei puledri la situazione è più grave abbiamo linfoadenite, lo scolo nasale può divenire mucopurulento e si possono avere germi a irruzione secondaria (soprattutto Streptococcus zooepidemicus) che possono dare polmonite.

Dopo la replicazione primaria, il virus entra nelle terminazioni nervose e raggiuge i gangli del trigemino e i neuroni del simpatico e del parasimpatico. Come sede di giacenza, si aggiungono anche i linfonodi mandibolari, retrofaringei e bronchiali, oltre ai linfociti T, anche se il tessuto linfatico rimane una sede secondaria di giacenza.

Quindi, a distanza di mesi o addirittura anni, si può verificare la replicazione secondaria: attraverso i linfociti infetti e trasporto neuronale, discende fino a raggiungere i siti di infezione primaria, dove trova il recettore virale specifico. Quindi viene eliminato per via respiratoria. Quindi abbiamo una guarigione clinica ma da un punto di vista epidemiologico, rimane un escretore e quindi i n grado di infettare specie sensibili.

Da notare che, quando il virus si riattiva per x motivi, il virus si espone. Se io ho una quota di AC neutralizzanti in circolo ancora significativa, la riattivazione viene bloccata. Questo non deve essere un elemento consolatorio: non possono fidarmi di un’inattivazione da parte di AC che non è detto che ci siano. La presenza comunque di AC neutralizzanti blocca comunque una manifestazione clinica, ma ha comunque un risvolto epidemiologico, il virus si trasmette.

Quindi, come avviene la trasmissione? Localizzandosi nelle alte vie respiratorie, generalmente si trasmette con starnuti tramite via aerogena. In caso di aborto, feti e invogli fetali sono una fonte di infezione molto importante poichè sono in grado di veicolare grandi quantità di virus nell’ambiente, che quindi può essere inalato o veicolato da strumenti/personale. Un’altra via di trasmissione è quella tramite fomite (ovvero, attrezzi, indumenti, macchinari, mezzi di trasporto…) e risulta essere anche questa molto efficace.

Come già detto, ma ci tengo a ribadirlo, una volta infetto, il cavallo rimane portatore per tutta la vita: l’infezione si riattiva a seguito di fattori stressogeni e si ha una nuova escrezione virale.

Forme cliniche e sintomatologia

Sono note quattro forme cliniche: respiratoria, abortiva, neurologica e vasculotropica.

Forma respiratoria

La forma respiratoria si osserva principalmente nei soggetti più giovani, soprattutto nel periodo autunno-inverno; anche i cavalli adulti possono ammalarsi, ma più spesso rispetto ai giovani diffondono il virus senza manifestare sintomi evidenti (IZS). I sintomi sono aspecifici, riferibili ad “affezione influenzale” e sono:

  • Febbre a 40°C difasica
  • Rinofaringite
  • Laringotracheite
  • Tracheobronchite
  • Tosse secca
  • Scolo nasale
  • Inappetenza
  • Depressione del sensorio
  • Linfoadenomegalia (con riferimento particolare ai linfonodi mandibolari, sottolinguali, retrofaringei e tracheobronchiali)

Aborto

L’aborto si verifica quando l’infezione è avvenuta tra il 5° e il 7° mese di gravidanza; se è avvenuta più tardivamente avremo natimortalità. Non c’è alcuna sintomatologia prodromica e si ha rapida ripresa dell’attività riproduttiva.

Tendenzialmente, l’immunità che si instaura dopo l’aborto è durevole e raramente si verificano altri episodi di aborto.

Forma neurologica

Fonte immagine: https://thehorse.com/

E’ sporadica e si verifica per delle reinfezioni (ricordiamo che, tendenzialmente, l’immunità da infezione o da vaccino ha durata di 6-9 mesi). I sintomi che si possono osservare sono:

  • Turbe della stazione e della deambulazione
  • Paralisi degli arti posteriori (e la prognosi è sfavorevole)
  • Prolasso del pene ed edema scrotale
  • Incontinenza urinaria
  • Edema sottocutaneo al treno posteriore
  • Perdita di sensibilità e riflessi

I principali fattori di rischio individuali per la forma neurologica sono età superiore ai 5 anni e stagione (autunno-inverno). L’insorgenza della paralisi può essere improvvisa e, generalmente, si manifesta circa 2 settimane dopo l’infezione.

Forma polmonare vasculotropica

E’ indotta esclusivamente da EHV-1, che ha tropismo per l’endotelio polmonare. La sintomatologia respiratoria è grave e il decorso è molto rapido e porta alla morte l’animale.

Ribadisco che, nei soggetti che superano l’infezione, il virus permane in forma latente (parliamo comunque di un herpesvirus) e si riattiva in seguito ad eventi stressanti: questo determina il costante rischio di aborto e sviluppo di forme neurologiche in allevamento.

Trattamento e prevenzione

La terapia specifica è con un antivirale, l’acicloguanosina; si utilizzano anche antibatterici per evitare irruzioni secondarie. In corso di forma nervosa, la terapia è a base di cortisonici.

Sicuramente la miglior difesa a questa malattia è il vaccino ma, come abbiamo già detto parlando della patogenesi, la vaccinazione non previene la malattia al 100% ma riduce il rischio di infezione, va ad attenuare le forme respiratorie e la contagiosità dell’animale (e sono tre fattori molto importanti). Inoltre, è richiesta la doppia dose a distanza di 4 settimane e richiamo semestrale.

Il trattamento non può comunque prescindere dall’applicazione delle misure di biosicurezza e di igiene, quali pulizia di locali, disinfezione di attrezzature e mezzi, quarantena per i nuovi soggetti che entrano in scuderia, isolamento di animali con forme respiratorie: il Regolamento di Polizia Veterinaria, nonostante sia un po’ datato, mette in chiaro che (e questo vale per qualsiasi malattia infettiva) la prevenzione gioca un ruolo chiave.

Quindi, cosa fare se sospettiamo che il nostro cavallo sia colpito dall’EHV?

  • Chiamare immediatamente il veterinario
  • Evitare che il cavallo entri a contatto con altri animali, non utilizzare la sua attrezzatura su altri cavalli
  • Sarà il veterinario a decidere se è necessario il tampone nasale e l’esame in PCR per confermare o meno la diagnosi (i sintomi clinici si manifestano generalmente dopo 10 giorni dall’infezione e sono comunque comuni a molte malattie respiratorie)
  • I cavalli che possono essere stati a contatto con l’infetto devono essere identificati, isolati e testati per la malattia
  • Applicazione di rigorose misure di biosicurezza (pulizia, detersione e disinfezione di ambienti, indumenti, automezzi…)

Glossario

Envelope: rivestimento lipoproteico di alcuni virus. Si collocano numerose proteine di superficie

Gangli: è una struttura nervosa appartenente al sistema nervoso periferico, con l’aspetto di un piccolo rigonfiamento rotondo, dato da un ammasso di nuclei neuronali e posto lungo il decorso dei nervi

Leucociti: sinonimo di globuli bianchi

Bibliografia

Le malattie infettive del cavallo, Danilo Codazza, Donata Nativi, Martina Braghieri, Valerio Bronzo

Il mio cavallo n° 6/2021

Centro di Referenza Nazionale per le Malattie degli Equini

FISE

Potrebbe piacerti...

Rispondi