Endocrinologia Interviste

Elisa e la sua esperienza con la sindrome di Cushing

La scorsa settimana abbiamo analizzato la PPID “da manuale”, oggi vi voglio portare un caso clinico: Elisa si è resa disponibile a raccontare la storia della sua cavalla, Briosa Mia, a cui è stata diagnosticata la sindrome di Cushing nel 2016.

Prima però di arrivare al sodo della questione, conosciamo un po’ i nostri protagonisti:

Ciao! Mi chiamo Elisa e la mia cavalla, sella italiana da salto, è Briosa Mia. Lei è del ’98 e io ce l’ho dal 2008, quando la comprai per fare gare di salto. Negli anni ho abbandonato questo mondo (dal 2013 non ha più fatto gare) mi sono dedicata a una gestione più naturale del cavallo e a una vita più in campagna.

Quando ti sei accorta che qualcosa non andava? C’è stato un evento scatenante che ti ha fatto drizzare le antenne o è stato qualcosa di più graduale?

Per tanti anni non ha mai dato problemi, giusto un po’ di artrosi ma nulla che ci abbia mai fatto pensare al Cushing. Poi nel 2012 abbiamo provato a ingravidarla, seguendo tutti i cicli del calore da febbraio a luglio, ma non è mai rimasta gravida. Al tempo non lo sapevo, ma la sterilità è un segno del morbo di Cushing.

Come ho detto prima, abbandonato il mondo del salto, abbiamo iniziato a gestire in maniera più natura la cavalla: abbiamo smesso di tosarla e abbiamo scelto di lasciarla in paddock. Quello che è successo è che, nel maggio 2016, non aveva cambiato ancora il pelo. A questo punto abbiamo chiamato la veterinaria di base (Elisa ci racconta che si appoggia a diversi veterinari in base a quello che deve fare; la sua veterinaria di base è anche ginecologa-endocrinologa) e lei aveva subito suggerito di fare analisi specifiche per il dosaggio dell’ACTH. E’ questa l’occasione in cui sento per la prima volta parlare del Cushing.

Visto che qualcosa non andava, che cosa hai fatto?

Abbiamo fatto sia le analisi del sangue che il dosaggio del ACTH: il suo era 369 pg/mL, decisamente sopra i limiti. Quindi abbiamo iniziato subito la terapia con il Prascend® che, attualmente, è l’unico farmaco presente in Italia per la terapia della PPID.

Diagnosticato il Cushing, come vi siete posti con la terapia?

Abbiamo iniziato a somministrare un quarto di pastiglia di Prascend®, poi è stata dosata sia in relazione alla risposta clinica che ai test di laboratorio, che abbiamo eseguito ogni 6 mesi, generalmente a marzo e a novembre. Il valore non è mai entrato nel range, nonostante nel tempo abbiamo aumentato il dosaggio: a maggio 2021 siamo arrivati a dare due pastiglie al giorno, che sono 2 mg.

Tra l’altro è un farmaco che non ha un buon sapore e la cavalla, dopo un paio di somministrazioni, la riconosceva e la sputava: nell’ultimo periodo le scioglievo in 4-5 mL di acqua e la sparavo in bocca con una siringa.

Nel mentre, si sono presentate altre problematiche?

Abbiamo fatto gare di salto fino al 2013, poi da lì tanti trekking anche in montagna e la cavalla è sempre stata bene. Tra l’altro, da quando abbiamo iniziato la terapia, fa anche il cambio del pelo, più lentamente rispetto ad altri cavalli, ma lo ha sempre fatto.

Arriviamo a maggio 2021 e la cavalla ha manifestato, quasi da un giorno all’altro, laminite da manuale. Quindi ho chiamato il veterinario ortopedico che le ha fatto le radiografie: la terza falange aveva una rotazione di 3° a sinistra e 5° a destra e la suola era ormai sottilissima.

Abbiamo optato per 3 cicli di ferrature correttive, due con dei duplo e una con dei ferri rullanti.

Inizialmente avevo fatto anche delle sedute con un agopunturista ma non avevo risolto nulla.

Arriviamo al presente: come sta la cavalla ora? Ha risposto alla terapia?

Oggi, la cavalla è tornata scalza da circa 4 o 5 mesi, come prima della laminite, cammina bene e vive in paddock con un’altra cavalla.

Il 23 gennaio, ho provato a montarla di nuovo: abbiamo fatto giusto 30 minuti di passo e trotto, è stata bravissima, aveva molta voglia di andare. Adesso stiamo valutando se riprendere con qualche breve passeggiata per farla muovere anche fuori dal paddock.

Cosa diresti a una persona nella tua stessa situazione?

La differenza vera viene fatta con la gestione del cavallo: la terapia medica deve andare assolutamente di pari passo con una corretta gestione dell’animale, altrimenti non serve a nulla.

In particolare, io uso la rete slowfeeding, riduco i carboidrati dando del fieno molto grossolano (anche per sfiammare il piede) e assolutamente nessun mangime. Siccome la tengo al paddock, uso anche una sorta di museruola che ho preso in UK, sviluppata appositamente per i cavalli con il Cushing o la sindrome metabolica, in modo da ridurre il consumo di erba.

E’ fondamentale che il cavallo non vede zuccheri, quindi niente frutta o verdura e niente erba nel periodo primaverile e autunnale, che è ricca di carboidrati.

Per quanto riguarda la terapia, l’ho sospesa di mia scelta (tra l’altro, le ha causato non pochi effetti collaterali, in particolar modo era poco reattiva agli stimoli, quasi letargica) tra luglio e settembre scorso, per poi riprenderla da qualche mese a dosaggio di mezza pastiglia.

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